And Now for Something Completely Different, Monaco

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And Now for Something Completely Different

Calori & Maillard, Andrea Crociani, Gianluca Codeghini, Cuoghi Corsello, Maurizio Mercuri, Giancarlo Norese
un projet conçu par Gino Gianuizzi
du 29 mars au 5 mai 2017
Galérie L’Entrepôt / Daniel Boeri, 22 Rue de Millo, 98000 Monaco

And Now for Something Completely Different, titre « dérobé » au film de 1971 des Monty Python, est une indication programmatique du projet d’ensemble et de l’exposition, construite en épisodes comme le film dont il fait référence, recueillant des travaux d’artistes avec qui il existe un long rapport de collaboration et une sensibilité partagée, ainsi que de nouvelles rencontres.

Gino Gianuizzi n’agit pas en curateur d’art mais plutôt en complice qui agit à visage découvert, dans un rapport de dialogue avec les artistes. Une relation compromettante, qui le voit impliqué en première personne.

En effet, son parcours est celui d’une formation isolée ; elle s’est développée dans un contexte périphérique par rapport aux grands centres de l’art contemporain. Un processus de croissance tumultueux à certains égards, et libre de tout conditionnement.

Neon – nom de l’espace de recherche et de production que Gino Gianuizzi a fondé et dirigé de 1981 à 2011 – a eu un rôle central au cours des années 90 pour tracer la géographie d’une nouvelle génération d’artistes italiens. Il a ensuite été un laboratoire actif d’échanges et de formation pour les générations suivantes d’artistes, ainsi qu’un point de repère pour critiques et collecteurs plus informés.

Donc, sa présence dans ce contexte si « exotique » par rapport aux portes de la ville de Bologne représente une nouvelle aventure : travailler avec Daniel Boeri et élaborer un projet d’exposition pour la galerie l’Entrepôt, c’est se mettre en jeu une fois de plus, en accord avec la liberté de pensée de la galerie.

D’un côté cette exposition se signale comme un dérapage vis-à-vis de la programmation habituelle de la galerie, et de l’autre, qui se signale comme une anomalie. L’Entrepôt est un lieu spécial qui, par ses caractéristiques, se détache du format internationalement reconnu de la galerie « white cube » alignée sur un modèle neutre et interchangeable dans lequel le seul vrai élément distinctif est la « marque ».

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And Now for Something Completely Different, titolo ‘rubato’ al film del 1971 dei Monty Python, è un’indicazione programmatica del progetto complessivo e della mostra, che è costruita per episodi proprio come il film cui fa riferimento, raccogliendo insieme lavori di artisti con cui esiste un lungo rapporto di collaborazione e una sensibilità condivisa insieme con nuovi incontri.

Escamotage che da un lato segnala uno slittamento rispetto alla programmazione della galleria e dall’altro si segnala come un’anomalia. Ma credo che il progetto sia realizzabile proprio in questa galleria perché anche L’Entrepôt è un luogo speciale che per le sue caratteristiche si distacca dal format internazionalmente riconosciuto della galleria white cube allineata a un modello neutro e intercambiabile in cui il solo vero elemento di distinzione è il ‘brand’.

Sarà un dispositivo eterogeneo, più facile da definire per esclusione: certo non una mostra con un carattere scientifico, non una rassegna ordinata e coordinata di opere. Gli artisti coinvolti nel progetto hanno la capacità di nascondere la profondità e la complessità della loro ricerca sotto una superficie che spesso in apparenza si presenta giocosa e lieve.
Sono Calori & Maillard, Gianluca Codeghini, Andrea Crociani, Cuoghi Corsello, Maurizio Mercuri, Giancarlo Norese.

Gli strumenti di cui tutti questi artisti fanno uso sono quanto mai vari: il disegno, il collage, il suono, la fotografia, la pittura, il video, la scultura, l’installazione.
Accomunati dalla capacità di muoversi con grande libertà e insieme con grande padronanza e con piena consapevolezza del proprio lavoro, hanno al loro attivo mostre in Italia e all’estero sia nelle gallerie private che nei musei, le loro opere sono incluse in cataloghi e pubblicazioni, di loro si sono occupati e si occupano critici e curatori attenti.

In questo processo di costruzione del lavoro, in cui le idee e le sensazioni hanno un ruolo tanto forte, l’allestimento diventa una parte importante del progetto complessivo: è lì che le opere si incontrano e si confrontano, che si mettono in dialogo per sintonia e per contrasto, che si fanno ‘mostra’ con la complicità degli artisti e di chi li ha coinvolti in questa avventura.

Dunque non siamo alla ricerca programmatica di un risultato ‘clean’ e minimale, niente di precostruito e progettato in base alle planimetrie; e vogliamo che anche il pubblico dei visitatori si senta chiamato in causa, che non sia possibile attraversare lo spazio della galleria lanciando uno sguardo distratto a quello che sta intorno, sia che si tratti dello sguardo curioso e distratto sia che si tratti dello sguardo critico e indagatore.

Il dispositivo insieme con lo sguardo chiama in causa anche l’attenzione e il movimento, invita a prestare ascolto e a esercitare i sensi a percepire le relazioni interne e a rispondere mettendo in gioco la propria presenza perché la mostra si faccia esperienza condivisa e aperta. Una complicità allargata: una mostra da attivare con la propria presenza .   

Gino Gianuizzi non agisce come un art-curator, di lui piuttosto si può dire che sia un complice che agisce a volto scoperto in un rapporto di dialogo e di discussione con gli artisti. Una relazione compromettente, che lo vede coinvolto in prima persona.
E in effetti il suo è stato un percorso di formazione anomalo e appartato, evoluto in un contesto periferico rispetto ai grandi centri dell’arte contemporanea: un processo di crescita tumultuoso per certi versi e insieme libero da condizionamenti. Neon – questo il nome dello spazio di ricerca e di produzione che Gino Gianuizzi ha fondato e diretto dal 1981 al 2011) – ha avuto un ruolo centrale nel corso di tutti gli anni ’90 per disegnare la geografia di una nuova generazione di artisti italiani e in seguito è stato un laboratorio attivo di scambio e di formazione per i giovani artisti e un punto di riferimento per la critica e per il collezionismo più informato.

Dunque la sua presenza in questo contesto, così ‘esotico’ rispetto ai portici della città di Bologna, rappresenta una nuova avventura: lavorare con Daniel Boeri e elaborare un progetto espositivo per la galleria L’Entrepôt è mettersi in gioco ancora una volta, in sintonia con la libertà di pensiero che circola nella galleria.