Prossimamente, Varese

Cinema Vela, Varese 
1 ottobre 2022 

Soggetto: Ermanno Cristini, Luca Scarabelli 

Cesare Biratoni, Sergio Breviario, Giuseppe Buffoli, Umberto Cavenago, Ermanno Cristini, Oppy De Bernardo, Gabriele Di Matteo, Pierluigi Fresia, Samira Guadagnolo e Tiziano Doria (Warshad Film), Cecilia Mentasti, Giancarlo Norese, Luca Pancrazzi, Pedro Riz à Porta, Luca Scarabelli, Luisa Turuani, Joykix, Giovanni Termini 

Foto: Pierluigi Fresia, Rebecca Bogni 

Catalogo: la centrale edizioni

Prossimamente è una “mostra” chiusa al pubblico e aperta solo ai suoi autori che si svolge nell’arco di in pomeriggio entro un cinema degli anni settanta in disuso da oltre 15 anni.
Al di là delle porte chiuse, nel silenzio della scena affiora il fascio di luce della proiezione solidificato nella sua “polvere”. Si apre il punto di vista platea-palco a celebrare il rito dello schermo mentre le poltrone si offrono alla discesa nel buio per accogliere il tempo della visione. Poi le luci si spengono e tutti escono di scena. Si tratta dunque di una mostra “fantasmatica” perché saranno i “fantasmi”, i nuovi abitanti del cinema a intravedere le opere, oltre che gli artisti… e una mostra fantasmatica perché richiama l’apparizione dell’immagine cinematografica, il movimento virtuale, epifanico. Le opere presentate hanno tutte una sottotraccia comune, che è quella di riflettere sui topoi del cinema e delle sue manifestazioni tecniche, linguistiche, sociologiche, antropologiche, psicologiche ecc.

L’insieme è come un découpage poetico che prende forma in una mostra a tempo, il tempo della sua installazione, visibile solo a chi la sta realizzando. Quasi come nel Libro delle illusioni di Paul Auster, in cui un regista, Hector Man, si domanda: “Se qualcuno fa un film e nessuno lo vede il film esiste o no?”. Auster, nel caso di Hector Man, affida al personaggio del biografo il compito di cavalcare la domanda raccontando la storia di un film che è stato visto solo dalla troupe che l’ha girato, prima di essere bruciato. 

Qui invece a raccontare sono due testimoni, con le loro immagini che diventeranno un libro. Così una mostra chiusa in un cinema si apre e si offre allo sguardo del suo pubblico nella forma di un libro: al centro la questione della “traduzione”, affrontata abitando l’interstizio in cui avviene il passaggio da un linguaggio all’altro. Una “crepa” del senso, questa, alimentata dall’intraducibilità, ma anche dalla consapevolezza del fatto che proprio l’intraducibile e il malinteso possono essere portatori di nuovi significati.